"Nei report allegati ai lavori di
retrofitting non c'erano segnalazioni di criticità. Tutti i voti
erano sotto il 43. Il progetto era presidiato, mi sono fidato di
quanto fatto". Così l'ex manager di Autostrade Paolo Strazzullo,
uno dei 58 imputati nel processo per il crollo del ponte Morandi
(14 agosto 2018, 43 vittime). L'ingegnere ha reso spontanee
dichiarazioni e ha iniziato esprimendo "profondo cordoglio per
le vittime e i familiari". Ha ricordato di essere arrivato nel
2017 da Napoli e di non essersi mai occupato del viadotto
Polcevera. "Quando arrivai non sapevo nemmeno che ci fosse un
progetto di retrofitting (i lavori di rinforzo delle pile 9 e
10). Lo scoprii solo quando mi dissero di fare il Responsabile
unico del progetto. Mi dissero che erano lavori in vista della
restituzione dell'opera a fine concessione, non perché c'erano
criticità". In ogni caso, ha sottolineato Strazzullo "non
partecipai a nessuna fase della progettazione".
Oggi ha iniziato a parlare anche l'ex dirigente Spea (l'ex
controllata di Aspi) Maurizio Ceneri, che continuerà anche
domani. Di lui, il pubblico ministero Massimo Terrile (da meno
di un mese ormai in pensione) aveva detto che era "come
Coccolino. Aveva il compito di ammorbidire i report sullo stato
di salute del Morandi". L'ex dirigente aveva già parlato in
aula, per un breve intervento. Un anno fa aveva detto che "i
nostri controlli sul viadotto erano ispezioni supplementari 'a
campione', non erano i controlli periodici, e comunque non
avevano dato risultati di ammaloramenti gravi".
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