(di Francesca Chiri)
"Nella mia ottica non c'è alcuna
volontà di legare il Futurismo alla destra o alla sinistra,
perché sarebbe ingiusto nei confronti di artisti così grandi e
geniali. Il Futurismo è di tutti gli italiani, è orgoglio della
creatività italiana nel mondo e questa mostra non ha alcun
intento ideologico o politico, al di là di qualche dichiarazione
iniziale". Raffaele Simongini, curatore della mostra Il Tempo
del Futurismo alla Gnam-C di Roma, arriva stanco delle polemiche
all'inaugurazione dell'esposizione, che era stata fortemente
voluta dall'ex ministro Sangiuliano coadiuvato, in quanto
presidente del Maxxi, dall'attuale titolare del Mic, Alessandro
Giuli.
"Marinetti pagava i giornalisti per parlare male delle mostre
futuriste: noi abbiamo avuta tanta pubblicità gratis.
Ringraziamo tutti, a Marinetti sarebbe piaciuto tantissimo",
scherza il critico che ci tiene a spiegare le ragioni per le
quali sono sorte molte delle polemiche attorno alla mostra. E
anche qui prende in prestito le parole dell'artista: "Marinetti
ha inventato le parole in libertà ed io, fino ad ora, ne ho
sentite tante". E dunque. Primo: le scelte fatte sulle opere in
mostra non sono affatto il risultato di un taglio del budget che
"è sempre lo stesso, ed è pubblico: 1,5 milioni di euro, Iva
compresa, stanziati dal Mic. Poi si è aggiunto un contributo,
anche questo trasparente, degli sponsor".
E quindi, "tutte le polemiche sul numero delle opere
dipendono dal fatto che una mostra complessa come questa in
corso d'opera viene modificata: ci eravamo accorti che esporre
700 o 800 opere sarebbe stato insostenibile per il visitatore".
E quindi si è deciso un taglio del numero dei quadri che ha
"privilegiato i capolavori più importanti e, soprattutto, i
musei. Questa è una mostra che sceglie e presenta tutto il
meglio dei musei italiani che ci hanno sostenuto con grande
entusiasmo: abbiamo circa 20 opere dal Museo del 900, altri 20
dal Mart di Rovereto. Nessuno ha negato i prestiti. Poi ci sono
alcuni prestiti internazionali. In genere sono state scelte le
opere più significative per il percorso".
Perché allora tante discussioni? "Il Futurismo nel mercato è
diventato un business, bisogna prestare grande attenzione,
perché per molti mercanti, galleristi e colleghi storici
dell'arte il Futurismo è diventato quello. E quando vai a
toccare l'orticello di qualcuno, questo si adira. Io
modestamente non faccio autentiche sul Futursimo, sono immune ad
interessi di mercato e questo dà fastidio a molti".
Resta il fatto che alcune persone che erano state coinvolte
nell'organizzazione della mostra e poi, allontanate, hanno adito
le vie legali. "Su questo sarebbe giusto che rispondessero il
direttore generale del Mic Osanna e la direttrice della Gnam-C
Mazzantini: non competono a me i contratti. Ma diciamo che nel
corso del tempo si sono manifestate delle criticità sulle loro
posizioni professionali personali. Non voglio entrare in queste
questioni personali e visto che loro hanno avviato iniziative
nei confronti del Mic, questo verrà appurato. Ma - aggiunge
Simongini - c'è chi, e non faccio nomi, ha avuto problemi 5 anni
fa in una mostra in Sicilia, per cui sono state sequestrate
delle opere e quattro de Chirico, tuttora dichiarati falsi dalla
Fondazione de Chirico. E questo imbarazza tantissimo. Ma questo
è un caso e potrei fare un elenco: ad esempio c'è anche un'altra
persona di cui sono state messe in dubbio alcune autentiche di
quadri di Boccioni. O ancora, solo quattro mesi fa ne è saltata
fuori un'altra con il sequestro di opere per la mostra di
Baldessari al Mart di Rovereto".
Infine c'è il ruolo della Galleria Russo: "Tramite Fabrizio
Russo abbiamo avuto otto opere, ma la cosa fondamentale è che la
Galleria non presta nessuna opera sua: lui ha solo fatto da
intermediario per alcuni collezionisti molto importanti che in
passato avevano acquistato da lui e che vogliono mantenere
l'anonimato. Russo non ha guadagnato niente, è stato generoso,
le opere esposte - ripete - non sono sue".
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