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In evidenza
In evidenza
In collaborazione con Sanità per il Veneto
In Veneto oltre 70.000 persone sono
in carico ai Dipartimenti di Salute Mentale, e si stima che il
20/25% della popolazione - circa un milione di persone -
manifesti situazioni di disagio psicologico e disturbi mentali
sottosoglia. Negli ultimi anni si è registrato un progressivo
aumento fino al 30% di richieste, con un picco soprattutto da
parte di minori e giovani adulti.
Per fare il punto della situazione, Motore Sanità, con il
contributo di Angelini Pharma, ha promosso a Padova il think
tank tra esperti del settore, associazioni di pazienti,
stakeholder ed istituzioni, con l'obiettivo di identificare le
quick win action che possano migliorare l'attuale scenario
assistenziale del Veneto.
Per quanto riguarda le carenze di personale, e in particolare
di medici psichiatri, è emerso che il problema riguarda tutte le
Regioni ed è legato all'errata programmazione ministeriale dei
posti di specialità. L'aumento delle borse di studio introdotto
in occasione della pandemia rappresenta un primo passo per
risolverlo, seppure gradualmente. Per il personale non medico,
una recente delibera regionale ha definito gli standard, con un
numero adeguato di psicologi, assistenti sociali ed educatori
finanziati per il 2024, con fondi ministeriali e in parte
regionali. Questi standard sono in linea con quelli definiti da
Agenas nell'Intesa Stato-Regioni del dicembre 2022. E' emerso
nel confronto di Padova quanto sia opportuno prevedere un
adeguamento della quota del fondo sanitario nazionale vincolata
per la salute mentale.
Sugli investimenti per la salute mentale, è emerso che il
Veneto spende meno rispetto ad altre Regioni; ciò non significa
necessariamente funzionare peggio, in particolare in relazione
alla pressoché assenza di indicatori di esito. C'è una norma
regionale - la DGR 1673 del 2018 - che regolamenta la
residenzialità nella Regione.
Un problema aperto è rappresentato dai minori, per cui è
ancora in itinere un modello efficace di integrazione. Anche per
quanto riguarda l'integrazione con le dipendenze, nell'ottica
della gestione delle doppie diagnosi e della comorbilità, ci
sono criticità. In particolare potrebbe essere utile valutare il
dipartimento di Salute Mentale con l'integrazione delle
dipendenze, come già in molte altre regioni.
Tra gli obiettivi di lavoro, il Laboratorio ha indicato
alcuni punti: investire sui professionisti sanitari, poiché
tutti i Dipartimenti di Salute Mentale della regione Veneto
risultano sottodimensionati; l'adeguamento del numero delle
strutture dedicate all'assistenza, cura e riabilitazione dei
pazienti con disturbi mentali. A livello nazionale le stime
prevedono una linea di investimenti tale da portare la
percentuale del fondo sanitario almeno al 5%. Infine, si
suggeriscono iniziative di educazione pubblica e lotta allo
stigma sulla salute mentale, affrontando stereotipi e pregiudizi
che spesso alimentano l'isolamento e la discriminazione.
Si tratta della terza tappa di un percorso che ha toccato
Roma, Viareggio, Milano e si concluderà nella Capitale, dove
verrà presentato un "Mental Act" da mettere a disposizione delle
istituzioni.
In collaborazione con Sanità per il Veneto
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