FRANCESCO BIGAZZI e DARIO FERTILIO
'IL PIANO SOLO
GOLPE SÌ, MA ROSSO' (MAURO PAGLIAI, PP. 156, COLLANA VS | VERITÀ
SCOMODE, EURO 12) - Processi, inchieste amministrative, perfino
un'indagine parlamentare: il Piano Solo, mancato colpo di Stato
denunciato inizialmente dal settimanale L'Espresso nel 1967, è
stato a lungo materia di sospetti, polemiche e ipotesi
contrapposte. Ora la vicenda si arricchisce, nel segno della
svolta, del lavoro dei giornalisti Francesco Bigazzi e Dario
Fertilio, che hanno attinto a fonti inedite e documenti
finalmente desecretati dal Governo per dare alle stampe il
saggio 'Il Piano Solo: golpe sì, ma rosso' pubblicato
dall'editore fiorentino Mauro Pagliai nella collana 'Verità
scomode' in uscita il 15 dicembre.
Con il Piano Solo in Italia ci si riferisce a un ipotetico
tentativo di colpo di stato ordito nell'estate del 1964
dall'Arma dei Carabinieri, su sollecitazione dell'allora
presidente della Repubblica Antonio Segni. Il progetto, che
avrebbe previsto tra l'altro di arrestare e deportare in
Sardegna molti dirigenti dei partiti d'opposizione e dei
sindacati, non fu mai attuato ma, viene ricordato, incise nella
crisi del primo Governo Moro. Secondo gli autori del saggio
l'accusa, "portata avanti anche da testate come Paese Sera e
L'Astrolabio - ampiamente sovvenzionate dal Kgb - non sarebbe
altro che la più grande fake news del secolo, come già la definì
Mario Segni nel 2021". ""La ricerca di Fertilio e Bigazzi -
scrive lo stesso Segni nella presentazione al saggio - chiarisce
gli aspetti politici della vicenda e dà un colpo fortissimo a
questa scandalosa falsificazione". Gli elementi emersi dai
lavori della commissione Mitrokhin, e in particolare le
rivelazioni del colonnello Leonid Kolosov - già numero due dei
servizi segreti russi operativi in Italia - contribuiscono a
disperdere la densa cortina di fumo che aleggiava sulla vicenda
per svelare il grande piano di "dezinformacija"
(disinformazione) innescato da Mosca negli anni '60 per creare
disordine coinvolgendo le massime cariche dello stato, i vertici
delle forze armate, i mass media e l'opinione pubblica. "I
servizi segreti italiani - spiegano gli autori, Francesco
Bigazzi e Dario Fertilio - sconquassati dalle polemiche e
additati al pubblico sospetto, subirono un colpo tale da non
riuscire più, in seguito, a fronteggiare i movimenti eversivi
già in incubazione, e destinati ad esplodere negli anni di
piombo. Proprio l'obiettivo che gli ideatori del Golpe Rosso,
con ogni probabilità, si erano proposti fin dall'inizio di
ottenere".
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